Un episodio recente nel corso del programma «Tagadà» su La7 ha visto un curioso scontro tra il deputato del Partito Democratico, Marco Furfaro, e la deputata di Fratelli d’Italia, Augusta Montaruli. Alla provocazione del collega, Montaruli ha reagito in un modo che ha lasciato perplessi spettatori e conduzione: ha cominciato ad abbaiare. Questo bizzarro scambio si è svolto sotto lo sguardo incredulo di Tiziana Panella, la conduttrice, che ha osservato la scena per un lungo minuto di perplessità.

Il gesto è emblematico di come il dibattito pubblico, soprattutto nei talk show, possa deteriorarsi fino a lambire comportamenti caricaturali. Nel Parlamento italiano, da tempo, l’insulto è divenuto una consuetudine, e la mancanza di rispetto una norma. Tuttavia, l’approdo al latrato rappresenta una nuova fase di involuzione del linguaggio, un punto di non ritorno in cui la parola perde significato e funzione.

I politici dovrebbero ricordare che il dialogo si fonda su un uso consapevole della lingua, non su linguaggi animaleschi. L’episodio solleva dubbi sulla direzione verso cui si sta dirigendo la comunicazione politica e, per esteso, la capacità di mantenere un discorso pubblico sensato e costruttivo. La degradazione del linguaggio riflette inevitabilmente sul pensiero stesso, segnando un declino di valore.

È difficile non associare questo comportamento ad altre vicende della deputata Montaruli. Recentemente, è stata coinvolta in una controversia giudiziaria relativa a rimborsi gonfiati, sancita anche dalla Cassazione. Una vicenda personale che si intreccia con la sfera pubblica e che potrebbe in alcuni casi influenzare il comportamento politico degli individui coinvolti. Fra le spese contestate, figuravano anche corsi sui social network e letture discutibili, che alcuni dicono contengano fantomatiche conversazioni tra cani.

Nel complesso, si tratta di un episodio che non solo intrattiene, ma sollecita una riflessione profonda sulla qualità del discorso televisivo e politico. A lungo andare, la cultura del litigio spettacolarizzato e dell’intervento fine a se stesso non può che impoverire il senso del dialogo democratico. Una strada pericolosa, da cui sarebbe saggio ritrarsi prima che il danno diventi irreversibile.

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