Il mondo della televisione italiana piange la scomparsa di Vito Molinari, una figura pionieristica del piccolo schermo. Nato a Sestri Levante il 6 novembre 1929, Molinari è deceduto nella notte tra il 17 e il 18 febbraio all’età di 95 anni, presso l’ospedale di Lavagna, non lontano da Genova. Era stato insignito del titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana e viveva tra la Riviera ligure e Milano.
Molinari occupa un posto di rilievo nella storia della televisione italiana come primo regista del nascente canale RAI. Il 3 gennaio 1954, giorno dell’inizio ufficiale delle trasmissioni, Molinari dirige il programma inaugurale dal famoso studio di Corso Sempione a Milano. Il programma durò un’ora, dalle 11 del mattino fino a mezzogiorno, e includeva una presentazione su come le immagini televisive venivano trasmesse nelle diverse città, culminando in un brindisi e in una benedizione.
Durante la sua carriera, Molinari ha firmato numerosi programmi che hanno lasciato un’impronta indelebile nella RAI in bianco e nero, posizionandosi accanto a noti direttori come Eros Macchi, Mario Landi e Antonello Falqui. Tra le sue illustri produzioni si annoverano varietà come «Senza rete» con Monica Vitti, e «Un, due, tre» con Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello, programma che fu al centro di un episodio di censura per una parodia che coinvolgeva il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. Altri suoi successi inclusero «Le vie del successo» con Walter Chiari e «L’amico del giaguaro» con Gino Bramieri.
L’innovazione di Molinari non si limitò al varietà; tra gli anni ’50 e ’70, diresse opere, operette e commedie musicali, ospitando star internazionali come Marlene Dietrich, Fernandel e Frank Sinatra. Tuttavia, la censura fu una costante nella sua carriera, come nel caso di «Canzonissima 1962» con Dario Fo e Franca Rame, i quali abbandonarono lo spettacolo dopo divergenze con i dirigenti RAI su uno sketch controverso legato alla sicurezza nei cantieri edilizi.
La sua ultima comparsa in pubblico avvenne il 28 febbraio 2024, quando fu invitato da Massimo Giletti a partecipare allo speciale «La tv fa 70» su Rai 1, in occasione del settantesimo anniversario della televisione italiana. La sua scomparsa segna la fine di un’era, ma il suo contributo storico continuerà a essere un faro di ispirazione per le future generazioni di registi e artisti televisivi.