La risposta più significativa e complessa alla recente interpretazione del Manifesto di Ventotene da parte del presidente del Consiglio Giorgia Meloni è giunta in Eurovisione, attraverso il celebre elogio dell’utopia da parte di Roberto Benigni. Il messaggio portato in scena non è sfuggito all’attenzione di molti e ha risuonato come un inno all’Europa, quella culla di cultura e progresso che è anche stata teatro di oscuri periodi storici. Tuttavia, l’Europa ha saputo rialzarsi grazie al sogno condiviso di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni.
Il continente europeo, sebbene sia stato macchiato da dittature e conflitti, nazismi e fascismi, ha saputo rigenerarsi attraverso la nascita dell’Unione europea. Questo grande progetto politico ed economico rappresenta uno degli esperimenti democratici più emozionanti del Novecento, una celebrazione della cooperazione e della pace tra i popoli. Nel contesto attuale, è essenziale interrogarsi su cosa significhi oggi essere europei e su quali prospettive future le circostanze odierne ci offrano.
La lotta contro il nazionalismo, spesso alimentato dalla paura del diverso e del progresso, riveste un’importanza cruciale. La paura, infatti, è all’origine di molte delle scelte insensate compiute dall’umanità. Roberto Benigni, che da tempo non veste più i panni del giullare televisivo, ha abbracciato un percorso culturale che lo ha visto omaggiare Dante, la Costituzione e i Dieci Comandamenti. Durante la recente esibizione, con il supporto di Michele Ballerin e Stefano Andreoli, Benigni si è trasformato in un cantore dell’Unione Europea, celebrando coloro che hanno reso possibile tale visione.
Questa rappresentazione ha fornito una risposta significativa a Giorgia Meloni. È un piccolo miracolo di cui anche la Rai, seppur involontariamente, riesce a essere artefice. Con approfondimenti sul Manifesto di Ventotene, è importante non isolarlo dal contesto storico in cui è stato redatto, poiché il suo messaggio mantiene una rilevanza fondamentale nel dibattito contemporaneo.