Il recente episodio del programma di attualità su Italia 1 ha cercato di sostenere con forza l’innocenza di Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara Poggi, condannato in via definitiva a 16 anni per il suo omicidio. Durante la lunga intervista condotta da Alessandro De Giuseppe, Stasi esprime i suoi desideri più semplici una volta tornato in libertà, sottolineando la sua aspirazione per una vita tranquilla e una famiglia classica, lontano da grandi ambizioni.
Questa intervista rappresenta un esempio di come la trasmissione abbia cercato di costruire un discorso a favore dell’innocenza di Stasi. Si potrebbe parlare di un vero e proprio “Garlasco Show”, una serie di trasmissioni televisive che hanno tentato di istruire processi mediatici riguardanti l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nella villetta di famiglia a Garlasco, in provincia di Pavia. Inizialmente iscritto nel registro degli indagati, Stasi venne assolto due volte prima di essere definitivamente condannato nel 2015.
Recentemente, una nuova ipotesi investigativa ha portato alla riapertura del caso, creando una situazione peculiare. Già alcuni anni fa, Stasi aveva chiesto il supporto del programma “Le Iene” per il caso, consapevole dei loro metodi di lavoro, come dimostrato nel caso di Rosa e Olindo. La trasmissione di domenica sera è risultata ampiamente sbilanciata a favore di Stasi, lanciando sospetti indiretti su Andrea Sempio.
Con “Le Iene”, si pone nuovamente il problema del genere televisivo. L’episodio “Delitto di Garlasco: caso riaperto” si è configurato più come una difesa d’ufficio piuttosto che un’indagine giornalistica, evidenziando un genere televisivo che si addice alla natura del programma: la perorazione. Come evidenziato da Edmondo Bruti Liberati su Il Foglio, la riapertura delle indagini viene trasformata in un verdetto di assoluzione immediata per Stasi, il quale, nonostante espia la sua pena con dignità, viene implicitamente scagionato.
Pur non entrando nel merito giuridico della questione, emerge la necessità di maggiore responsabilità in simili trasmissioni. L’intento di difendere qualcuno non dovrebbe mai ledere la reputazione di un altro.