La kermesse musicale più attesa in Italia si è conclusa con un mix di emozioni e giudizi contrastanti. In evidenza la ripetitività del tormentone firmato da Gabry Ponte, riproposto incessantemente durante le serate, culminando con una versione completa che ha aperto l’ultimo appuntamento. Una miscela di stereotipi musicali che richiama la dance degli anni ’90 e il folklore turistico, soffocata da testi ricchi di banalità come “spaghetti, vino e Padre Nostro”. Toto Cutugno risulta essere un innovatore rispetto a certe proposte musicali attuali.
Il Festival, sulle spalle di un conduttore riluttante, ha raggiunto però ascolti incredibili. La sua regia è stata espressione del “carlocontismo” nella sua essenza più pura: inclusiva e piena di sovrapposizioni, ma priva di creatività estemporanea. Accanto a lui, una co-conduttrice dalla forte personalità, sebbene poco valorizzata a causa delle molteplici esibizioni in programma. La selezione dei vecchi artisti, come Marcella Bella, non riesce a risvegliare l’interesse del pubblico più anziano, suggerendo la necessità di omaggi più autentici come quelli tributati in passato a figure come Morandi.
Il format del Festival, similare a iniziative di successo come “X Factor”, ha favorito un’accoglienza positiva per Alessandro Cattelan, che ha gestito la sua posizione con abilità, anche se non ha sfruttato appieno le sue potenzialità. La forza scenica dell’atto vincente risiede soprattutto in quel ritornello momentaneo e accattivante che persiste nella memoria.
Le controversie non sono mancate. Tony Effe, noto per la sua immagine audace e provocatoria, ha cercato una nuova direzione artistica, scontrandosi però con polemiche esterne che ne hanno offuscato la performance. Dario Brunori, al contrario, ha confermato la sua unicità nel panorama musicale, mentre i The Kolors hanno visto la partecipazione onnipresente di Fru, sollevando interrogativi sulla sua continua presenza.
Un altro protagonista di rilievo ha saputo raccontare attraverso la sua musica storie autobiografiche, rievocando nostalgici frammenti di vita. L’esibizione è stata caratterizzata da un’eleganza sobria, con un equilibrio tra tradizione e modernità. Nel frattempo, un talento emergente ha aggiunto nuova linfa al Festival, con una ballad ricca di emozioni e una cover impreziosita da un duetto di rilievo.
Il Festival, luogo di opportunità e riflessione, ha anche visto affermarsi artisti che, con originalità e una buona dose di ingenuità, sono riusciti a suscitare l’attenzione del pubblico. Le testimonianze personali, come quella che ha affrontato temi delicati con forza e positività, hanno offerto messaggi potenti e commoventi.
In conclusione, benché il Festival di Sanremo si sia confermato un evento Nazionalpopolare, l’edizione di quest’anno ha mescolato tradizione e innovazione con risultati variabili, dimostrando che nel mondo dell’intrattenimento musicale la continua ricerca di equilibrio tra pubblico e critica è una sfida costante.