Il film “Il piccolo diavolo”, diretto da Roberto Benigni, ha beneficiato di un’introduzione riconosciuta e di prestigio grazie alla presenza dell’attore statunitense Walter Matthau e alla sua presentazione all’interno della Quinzaine des Réalisateurs durante il Festival di Cannes del 1989. Questo stesso anno ha visto Benigni ricevere il David di Donatello come Miglior attore protagonista per il suo ruolo nel film, dove ha dato vita al personaggio di Giuditta, un diavolo in apparenza innocuo ma capace di trascinare tutti in un vortice di situazioni comiche e surreali.

Tuttavia, mentre i premi rappresentano un importante riconoscimento, il successo di un film si misura spesso anche dal suo rendimento al botteghino. In questo ambito, “Il piccolo diavolo” ha ottenuto risultati eccellenti, posizionandosi al terzo posto tra i film più remunerativi della stagione cinematografica 1988/89, subito dopo “Chi ha incastrato Roger Rabbit?” e “Rain Man”.

Le riprese del film si sono svolte in diverse location significative in Italia. La stazione ferroviaria di Taormina-Giardini in Sicilia ha servito come uno dei set principali, mentre a Roma sono state girate diverse scene nei suggestivi Giardini degli Aranci sull’Aventino. Inoltre, le scena ambientate in un convento sono state filmate nella splendida Certosa di Calci.

Durante la lavorazione di “Il piccolo diavolo”, Roberto Benigni ha perso due amici cari e artisti di grande spessore: Donato Sannini, regista straordinario, e Andrea Pazienza, fumettista di culto. In loro onore, Benigni ha dedicato l’intera pellicola, rendendola un omaggio eterno alla loro memoria.

Tra i tanti talenti coinvolti nella realizzazione del film spicca il nome di Robby Müller, direttore della fotografia olandese, noto per la sua collaborazione con il rinomato regista tedesco Wim Wenders. Müller, che ha lavorato anche con maestri del calibro di William Friedkin, Jim Jarmusch e Lars von Trier, ha portato la sua maestria visiva in questa produzione, rendendo “Il piccolo diavolo” un unicum nella filmografia di Benigni. Quest’ultimo resta, ad oggi, l’unico regista italiano ad aver beneficiato del talento di Müller.

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