La mente di Marcello Macchia, conosciuto ai più come Maccio Capatonda, rappresenta un universo in cui coesistono armoniosamente elementi apparentemente in contrasto tra loro. Quasi nulla, nel mondo di Maccio, è prevedibile. Uno dei comici più apprezzati ed emulati, soprattutto tra chi è cresciuto con la figura iconica di Padre Maronno, ha saputo far del surreale il suo marchio di fabbrica e della libera associazione di idee il suo modus operandi. Etichettato spesso come un genio, Maccio esprime una reazione ambivalente: da un lato gratitudine, dall’altro la pressione delle aspettative sempre più elevate che egli stesso percepisce.

Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, Maccio non scoprì subito la sua vena comica. Da bambino, il suo interesse si rivolgeva principalmente alla recitazione e alla regia, con particolare predilezione per i film horror. Già da giovane, realizzava mediometraggi horror e thriller, coinvolgendo parenti e amici nelle sue produzioni casalinghe. Tuttavia, nonostante il desiderio iniziale di diventare regista, sentì crescere una sorta di repulsione verso quel mondo, specialmente quando vide la disattenzione e il disinteresse delle persone coinvolte nei suoi progetti.

Iscritto a Scienze della Comunicazione con un indirizzo pubblicitario, il percorso universitario di Maccio lo diresse verso la produzione piuttosto che la pubblicità. Inizialmente come passatempo, iniziò a creare sketch per far ridere i suoi colleghi. Questo passatempo si trasformò in qualcosa di più quando gli proposero di realizzare clip per una trasmissione di Rete A. La svolta arrivò grazie alla Gialappa’s Band, che notando il suo talento, lo invitò a collaborare. Fu allora che Maccio si rese conto che la comicità poteva diventare una carriera.

Da bambino brillante e intraprendente, cercava sempre di fuggire dalla realtà, trovandola monotona o dolorosa. La sua passione per il surreale nacque dal desiderio di modificare o destrutturare la realtà stessa, un modo per esercitare il controllo su qualcosa che altrimenti sarebbe sfuggito di mano.

Molti dei suoi sketch ironizzano sui cliché dei mezzi di comunicazione di massa, un universo con cui è cresciuto e da cui trae costantemente ispirazione. Gli anni ’80, con il loro boom televisivo e cinematografico, hanno plasmato la sua estetica e il suo linguaggio.

Tra i suoi comici di riferimento troviamo Corrado Guzzanti, Ricky Gervais e Valerio Lundini, mentre Carlo Verdone rappresenta una vera e propria icona per Maccio. Proprio con Verdone, ha recitato in “Vita da Carlo 3”, dove mette in scena un contrasto con il personaggio di Maccio Capatonda, che però non considera un alter ego.

Nonostante la sua popolarità, ci sono state occasioni in cui Maccio non ha saputo far ridere il pubblico. Tuttavia, come lui stesso afferma, non si può piacere a tutti. In famiglia, inizialmente, la sua carriera fu accolta con sorpresa, ma oggi sia i genitori che parenti stretti sono diventati suoi ammiratori.

Abituato a lavorare davanti alla telecamera, Maccio ora è determinato a espandere la sua esperienza artistica verso il live, desiderando portare in scena spettacoli dal vivo. Accanto a lui, in molte produzioni, c’è stato Herbert Ballerina, con il quale ha formato una coppia artistica particolarmente riuscita.

Dopo anni trascorsi a Milano, Maccio ha scelto Roma come nuova dimora in cerca di stimoli diversi e spunti realistici che la capitale, con i suoi vari “casi”, offre. Infine, il desiderio di girare un film horror, che lo aveva accompagnato fin dall’infanzia, potrebbe trovare realizzazione nel prossimo futuro.

Tra le influenze cinematografiche della sua gioventù, Dario Argento occupa un posto speciale. Nonostante la giovane età in cui ha scoperto il genere horror, non ne è mai stato spaventato, vedendo questi film come emozioni controllate, simili a una corsa sulle montagne russe. Tuttavia, il dolore fisico e la perdita dei propri cari restano per lui fonte di vera apprensione.

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