Il celebre direttore d’orchestra Riccardo Muti, nel suo libro Recondita armonia, offre una riflessione profonda sulla musica come forza primordiale, un linguaggio universale che esiste al di là della creazione umana. Muti sostiene che la musica non sia una semplice invenzione dell’uomo, ma una manifestazione naturale presente ovunque, dai canti degli uccelli al fragore del tuono, fino al suono delle onde e al fruscio delle foglie.
L’armonia cosmica
Muti ipotizza che l’universo stesso sia pervaso da una melodia invisibile, una “musica celeste” prodotta dai pianeti e dalle stelle. Secondo questa affascinante teoria, alcune persone sono particolarmente sensibili a questi “raggi sonori” cosmici, e tra loro si trovano i più grandi geni musicali della storia, come Mozart e Schubert. Muti suggerisce che questa straordinaria sensibilità possa spiegare le morti precoci di questi artisti, consumati dall’intensità della loro ispirazione.
Mozart: un genio fuori dal tempo
Tra i compositori, Muti riserva un posto speciale a Mozart, definendolo “indispensabile”. La sua musica non è solo un’espressione artistica, ma uno specchio della condizione umana, capace di rivelare con delicatezza qualità, difetti, passioni e contraddizioni. Muti contrappone la visione morale di Beethoven, evidente in opere come la Quinta Sinfonia, alla capacità di Mozart di raccontare la vita senza giudizi. Le sue opere teatrali, come Le nozze di Figaro o Don Giovanni, sono esempi straordinari di come la musica possa trasformare storie apparentemente semplici in capolavori universali.
Il valore della tradizione italiana
Muti lamenta il fatto che molti grandi della musica italiana, come Alessandro Scarlatti, siano stati dimenticati, così come l’educazione musicale nel Paese. Egli critica l’approccio scolastico che impone esercizi tecnici privi di ispirazione, come suonare il flauto dolce, anziché avvicinare i giovani al patrimonio musicale nazionale. Verdi, ad esempio, non viene studiato come meriterebbe, nonostante la sua capacità unica di esprimere le speranze e i dolori di un intero popolo.
Toscanini e la grande eredità dei direttori d’orchestra
Parlando di grandi direttori del passato, Muti menziona Arturo Toscanini, il cui talento e carisma lo rendevano ineguagliabile. Ricorda una fotografia storica in cui Toscanini, dopo un trionfo a Berlino, appare sorridente accanto a colleghi visibilmente contrariati dal suo successo. Questo episodio, raccontato a Muti da Carlos Kleiber, evidenzia la competizione e l’amore per la musica che hanno segnato il mondo dei direttori d’orchestra.
I tre tenori e le voci immortali
Discutendo delle voci che hanno segnato la storia dell’opera, Muti elogia Luciano Pavarotti per la sua timbrica straordinaria, considerandolo una delle voci più belle mai esistite. Nonostante un litigio passato, i due si riavvicinarono in occasione di un concerto benefico, dimostrando come la musica possa unire anche dopo momenti di tensione.
Un’eredità da preservare
Infine, Muti sottolinea l’importanza di avvicinarsi alla musica con uno spirito di autenticità, senza lasciarsi condizionare dai “falsi intenditori”. Per lui, la musica è un’esperienza diretta, capace di suscitare emozioni autentiche e profonde in chiunque sappia ascoltarla con cuore aperto. La sua passione per l’arte e il suo impegno nella valorizzazione del patrimonio musicale rimangono un esempio per le future generazioni.