Giorni recenti hanno visto l’affermazione dell’analista all’interno del nostro immaginario collettivo, grazie a varie apparizioni in televisione e in teatro. Un esempio lampante è rappresentato dalla rappresentazione di Sergio Castellitto nel ruolo dello psicoterapeuta Giovanni Mari nella serie televisiva «In Treatment», trasmessa dal 2013 al 2017.

In televisione viene trasmesso uno spot pubblicitario di una nota catena di supermercati, in cui una donna sdraiata su un divano discute i suoi dubbi con un analista. Storicamente, la posizione sdraiata nei contesti clinici ha operato come un detonatore, mettendo in luce e smuovendo aree della psiche che rimangono inaccessibili durante un’interazione faccia a faccia.

La figura dello psicoanalista è insolita per la pubblicità, e forse l’esempio più significativo è proprio la serie «In Treatment». Nonostante la psicoanalisi rappresenti una delle professioni meno conosciute dal grande pubblico, la sua costante apparizione sui media – televisione e teatro in particolare – contribuisce a definirne il ruolo nel nostro immaginario comune.

La pubblicità funge da grande costruttrice di “luoghi comuni”, intesi come saperi collettivi tacitamente accettati e presupposti non esplicitamente tematizzati. Proponendo diversi modelli e identità collettive, la pubblicità contribuisce a orientare le percezioni della realtà e delle relazioni sociali, nonostante tali modelli non siano direttamente esperiti dagli individui ma conosciuti attraverso i media.

Di fronte alla costante esposizione degli esperti della psiche, gli spettatori iniziano a familiarizzare con questa nuova presenza televisiva. Trovano attraente il narcisismo dell’analista, espresso attraverso scelte di moda variopinte o monocromatiche, e restano affascinati dalla sua autoreferenzialità. Questo fenomeno genera una sorta di incantesimo, in cui l’analista viene percepito come un maestro di vita, un guru, un guaritore, toccando una dimensione quasi spirituale.

In passato, i volti dei maestri della psicoanalisi italiana, come Edoardo Weiss, Cesare Musatti, Luciana Nissim ed Elvio Facchinelli, erano quasi sconosciuti. Tuttavia, anche in tempi odierni, alcuni esperti validi, come Luigi Zoia, preferiscono scrivere libri piuttosto che apparire in televisione o in teatro, evitando la caricaturizzazione di cui possono diventare vittime nel mondo pubblicitario.

© RIPRODUZIONE RISERVATA 17 gennaio 2025

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