Lucia Lavia, figlia dei celebri attori Gabriele Lavia e Monica Guerritore, si appresta a calcare nuovamente le scene teatrali con l’opera “Il malato immaginario” di Molière. Al Teatro Sociale di Brescia, l’attrice si esibirà accanto a Tindaro Granata, che interpreterà il ruolo di Argante, sotto la direzione del regista Andrea Chiodi. Si tratta di un ritorno significativo per Lucia, che già nel 2010 ha vissuto la sua prima importante esperienza teatrale con la stessa commedia, allora diretta dal padre.
Lucia, che cresceva in un ambiente culturale vivace, non ha frequentato scuole di teatro formali. Tuttavia, il suo percorso artistico è iniziato proprio nelle mura domestiche, alimentato dall’assenza dei genitori spesso in tournée. Nonostante ciò, ha saputo cogliere il valore dell’arte teatrale, percepita come una sorta di chiamata. La dimensione teatrale, fin da bambina, è stata per lei un rifugio ideale, un mezzo per riempire un vuoto interiore.
La carriera di Lucia ha avuto inizio a soli 13 anni, con una partecipazione a uno spettacolo interpretato dalla madre. Nel corso degli anni, l’attrice ha continuato a cimentarsi in diversi ruoli, sempre consapevole del peso che il suo cognome comporta. Tale consapevolezza l’ha spinta a dimostrare il suo talento, cercando di non farsi etichettare unicamente come “figlia d’arte”. L’esperienza accumulata lavorando con il padre si è rivelata preziosa, anche se si è trovata a dover affrontare sfide che, in un contesto accademico tradizionale, avrebbero potuto esser gestite diversamente.
Nonostante alcuni aspetti difficili legati alla sua eredità familiare, Lucia ha saputo trarre il meglio da entrambe le figure genitoriali. Da Gabriele Lavia ha acquisito una certa intensità, mentre da Monica Guerritore ha ereditato un forte senso dell’onestà. Quest’ultima, recentemente protagonista nel film “Inganno”, ha dimostrato come sia possibile rimanere icone di sensualità sfidando i canoni tradizionali legati all’età.
Guardando al futuro, l’attrice esprime il desiderio di cimentarsi in ruoli di grande spessore, tipicamente maschili, e in personaggi che esulano dalle convenzioni di genere, esplorando la fluidità identitaria. Tra i suoi progetti c’è quello di interpretare un personaggio femminile che adotta travestimenti maschili, in un’opera di Aphra Behn, in programma per l’anno prossimo a Parma.
La determinazione di Lucia Lavia è evidente, nonostante le difficoltà incontrate nel panorama teatrale italiano, dove i compensi e il sostegno istituzionale spesso lasciano a desiderare. Tuttavia, la passione per il teatro resta immutata, come dimostrato anche dal perdurante affetto del pubblico. La fiducia nel teatro come forma di espressione culturale antica e sempre attuale è una dimostrazione del potere intramontabile dell’arte scenica.