Il Festival di Sanremo 2025 vede il debutto di Lucio Corsi, cantautore toscano noto per il suo stile unico e lontano dalle tendenze commerciali. Pur essendo un esordiente sul palco dell’Ariston, Corsi ha già destato curiosità nel pubblico per la scelta inusuale di condividere il palco con Topo Gigio nella serata dedicata alle cover, interpretando insieme il celebre brano «Nel blu dipinto di blu».

Corsi, con tre album all’attivo, presenta a Sanremo «Volevo essere un duro», una ballata che si colloca tra il folk e il rock’n’roll. La canzone, nata senza tener conto dello specifico contesto sanremese, esplora il tema della pressione che la società esercita su di noi, spingendoci a mostrare un’immagine di infallibilità e forza che spesso è in contrasto con la nostra vera natura. Nei versi iniziali del brano, emerge questo conflitto: «Volevo essere un duro/ Che non gli importa del futuro/ Un robot/ Un lottatore di sumo/ Uno spaccino in fuga da un cane lupo». Secondo l’artista, il mondo ci impone di essere solidi e perfetti come pietre e fiori, senza mai ricordarci che anche i fiori sono delicati e sospesi in un equilibrio fragile.

Il processo creativo di «Volevo essere un duro» coinvolge, oltre a Corsi, Tommaso Ottomano, con cui ha collaborato per la composizione e la produzione, insieme ad Antonio «Cuper» Cupertino. La canzone articola il concetto che diventare qualcosa di diverso da ciò che si era immaginato per se stessi non solo è normale, ma anche inevitabile. Un altro passaggio del brano evidenzia le difficoltà di chi vive una vita ordinaria: «Vivere la vita/ È un gioco da ragazzi/ Me lo diceva mamma ed io/ Cadevo giù dagli alberi/ Quanto è duro il mondo/ Per quelli normali/ Che hanno poco amore intorno/ O troppo sole negli occhiali».

Così, Lucio Corsi porta a Sanremo una riflessione profonda e personale, una canzone che, pur parlando di temi complessi, riesce a catturare l’attenzione con la sua autenticità e poesia.

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