Un singolare progetto cinematografico di Thierry Frémaux getta luce sul pionieristico contributo dei fratelli Lumière alla storia del cinema. La pellicola, intitolata “Lumière. L’avventura del cinema”, è un collage di 120 brevi filmati, molti dei quali mai proiettati prima, ciascuno con una durata di 50 secondi, il massimo consentito all’epoca. Questa collezione di “vedute”, termine usato prima dell’adozione di “film”, permette di assaporare la straordinaria evoluzione di questa nuova forma di arte visiva.

Nel 2016, Frémaux aveva già curato un progetto simile, incentrato sull’invenzione del cinématographe, il dispositivo che segnò l’inizio dello spettacolo cinematografico. Ora, con questo omaggio, si esplorano gli aspetti estetici, culturali e sociologici delle produzioni Lumière. Le vedute offerte dai due fratelli non solo spaziano tra molti soggetti grazie ai viaggi dei loro operatori in tutto il mondo, ma annunciano anche che ogni cosa è meritevole di attenzione e rappresentazione.

Il 28 dicembre 1895, i parigini affollano il Salon des Italiens per assistere a un nuovo modo di osservare il mondo. Si apre con “L’uscita dalle officine Lumière” di Lione, seguito da una sequenza di scene varie: soggetti militari, immagini di vita quotidiana, come bambini intenti a giocare e fabbri laboriosi, fino alle prime commedie, come il famoso “L’innaffiatore innaffiato”. Queste vedute rivelano come il cinema iniziava a costruire il suo linguaggio e la sua grammatica visiva.

Ogni frammento del film selezionato da Frémaux testimonia l’abilità e l’attenzione che i Lumière dedicarono a ogni inquadratura. La macchina da presa trova la sua collocazione ideale, offrendo prospettive che risultano oggi inconfondibili e ineguagliate. Dalle famiglie giapponesi ai treni in galleria, dai velieri alle esposizioni universali, ogni immagine cattura l’essenza di un mondo che, grazie alla magia del cinema, si svela ora al pubblico dell’epoca e ai posteri.

Molto tempo prima che l’industria moderna del cinema venisse alla luce, queste prime riprese stavano forgiando il desiderio negli spettatori di esplorare mondi sconosciuti attraverso la lente di una telecamera. La profetica affermazione del padre dei Lumière al giovane Méliès si riempie così di nuovi significati, suggerendo un misto di incredulità e desiderio di esclusività per un futuro che i Lumière avrebbero voluto tutto per sé.

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