Il nuovo progetto seriale “M – Il figlio del secolo”, trasmesso in otto puntate su Sky, ha finalmente visto la sua conclusione, consentendo un’analisi più oggettiva del suo valore storico e dell’approccio innovativo adottato. Basata sulla famosa saga letteraria di Antonio Scurati, edita da Bompiani, e sceneggiata da Stefano Bises e Davide Serino con la produzione di Lorenzo Mieli, questa serie kolossal affronta un periodo oscuro della storia italiana, dal 1919 alla caduta del Duce nel 1945. Quattro romanzi storici sono già stati pubblicati, mentre l’ultimo volume della saga è previsto per il 25 aprile 2025.
“M” prende il suo spunto anche dal titolo del celebre film del 1931 di Fritz Lang, dove “M” stava per Mostro di Dusseldorf, e si narra di crimini nazisti che anticipano il terribile futuro della Germania. La serie, diretta dal raffinato regista inglese Joe Wright, noto per opere come “L’ora più buia”, “Anna Karenina”, “Espiazione” e “Orgoglio e pregiudizio”, si immerge in una fase storica italiana oggi nuovamente al centro dei dibattiti, soprattutto con l’avvento recente di un governo di centrodestra. C’era, conscio o meno, il bisogno di riscoprire Benito Mussolini, figura già spesso trattata nel cinema italiano, non solo attraverso la lente del suo regime, ma anche nelle opere del neorealismo e in film moderni come “Vincere” di Marco Bellocchio e “Una giornata particolare” di Ettore Scola.
La serie “M” ha l’ambizione di raccontare la complessa biografia, sia privata che pubblica, di Mussolini e di analizzare il suo impatto nei tragici eventi della guerra mondiale e del colonialismo, enfatizzando le enormi perdite umane e le leggi razziali emesse dal re. Il formato innovativo utilizzato da Wright, riprendendo sperimentazioni simili del teatro di Ronconi, consiste nel “sdoppiare” il personaggio di Mussolini: Luca Marinelli, con una magistrale interpretazione, rappresenta sia il Mussolini attore che recita se stesso, sia colui che osserva la propria recita, rompendo così la quarta parete con lo spettatore. Questo espediente alla Brecht, che coinvolge lo spettatore in un contesto di tragico cabaret, permette di evitare qualsiasi empatia con il male, concentrandosi invece su una riflessione critica.
Luca Marinelli, attore di grande bravura che già si è distinto per la sua versatilità, affronta il ruolo di Mussolini esprimendo dubbi ideologici profondi, elemento di riflessione su un’epoca ancora oggi inquietante. Il suo lavoro si distingue per una simultanea aderenza e distacco rispetto al personaggio, in un contesto narrativo arricchito da un cast numeroso che accompagna tutte le tappe più tragiche di quel ventennio, dall’omicidio di Giacomo Matteotti agli avvenimenti fondamentali dell’ascesa fascista, come la marcia su Roma e i rapporti con la Chiesa e il Re.
Figure importanti nella vita del Duce sono rappresentate in modo incisivo, come la moglie Rachele, interpretata da Benedetta Cimatti, o l’intellettuale Margherita Sarfatti, portata sullo schermo da Barbara Chicchiarelli. Attraverso un’interpretazione spettacolare di Marinelli, la serie espone la gravità del potere di Mussolini e i rischi di un ritorno, anche sotto forme diverse, del fascismo, mantenendo vivo il messaggio della tragedia storica. Con questa serie, si invita costantemente a fare i conti con un passato che ancora riverbera nel presente, impedendo all’ironia tragica di trasformarsi in mera farsa.