Nel mese di marzo, la televisione ha osservato una riduzione nell’audience complessiva rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante vi siano state alcune eccezioni notevoli. Una di queste è la serie “Mare Fuori,” che ha registrato un successo significativo. Il primo episodio della quinta stagione, intitolato “Il patto,” è stato visto da 4,4 milioni di spettatori su RaiPlay, la piattaforma di streaming della Rai, mentre 1,1 milioni di persone lo hanno seguito durante la programmazione su Rai2. Complessivamente, si sono raggiunti 5,5 milioni di spettatori medi secondo le metriche della Total Audience.
Il modello di distribuzione di “Mare Fuori” segue il cosiddetto schema dello “streamcasting,” con una prima distribuzione esclusivamente digitale seguita dalla messa in onda tradizionale, e si è rivelato efficace per mantenere alti i livelli di audience nel periodo esaminato. Secondo un’analisi svolta da Sensemakers basata sui dati Auditel, la visione lineare della televisione ha contato una media di 8.261.000 spettatori durante l’intero giorno e 19.262.000 nella prima serata nel mese di marzo. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, si riscontra un calo dell’1,9% negli ascolti.
Tuttavia, la prospettiva si modifica quando si considera la Total Audience, che include anche lo streaming: in questo scenario, la diminuzione si riduce a solo un 1,3% in meno rispetto all’anno precedente per l’intero giorno. L’incidenza di queste variazioni varia da un editore all’altro. Dopo i trionfi registrati a febbraio con il Festival di Sanremo, Rai evidenzia una piccola crescita dello 0,1% a marzo. In contrasto, altri editori hanno registrato una flessione, eccetto La7. Quest’ultima, grazie alla sua programmazione di approfondimento, ha riportato un incremento significativo del 14,1% rispetto all’anno passato.
Da queste osservazioni emerge chiaramente un messaggio: è fondamentale che gli editori televisivi italiani sviluppino e ottimizzino maggiormente le modalità di distribuzione diversificate, sfruttando le proprie piattaforme digitali. Questo si rende particolarmente importante per rispondere alle abitudini di visualizzazione delle generazioni più giovani. Lo studio è stato realizzato in collaborazione con Massimo Scaglioni e l’elaborazione dei dati è stata curata da Sensemakers.