Michele Placido ha sempre avuto un legame profondo con il mondo del teatro, un legame che affonda le radici nella sua gioventù. Inizialmente, la sua carriera era quella di un poliziotto, ma il richiamo del teatro, specialmente quello di Luigi Pirandello, si è manifestato presto. Pirandello per Placido rappresenta una chiusura di un cerchio emozionale, un autore che lo ha accompagnato per tutta la vita.
Uno dei suoi ruoli più iconici è stato “L’uomo dal fiore in bocca”, che ha interpretato per oltre 500 volte. Oggi, Michele Placido lavora come regista e drammaturgo, portando sul palco la sua nuova produzione “Pirandello. Trilogia di un visionario”, al fianco di Valentina Bartolo. Lo spettacolo unisce diversi testi pirandelliani e mostra il suo legame duraturo e profondo con l’autore, un ritorno alle origini per l’attore che inizialmente era stato ispirato dal teatro mentre lavorava nella biblioteca di una caserma.
La sua carriera è stata arricchita da incontri significativi con grandi maestri del teatro come Giorgio Strehler, Patroni Griffi, Luca Ronconi e Lina Wertmüller. Placido ricorda con affetto le lezioni dure ma preziose di quest’ultima, che durante le prove di Wesker sapeva essere estremamente esigente. Queste esperienze l’hanno formato, rendendolo un artista versatile e dalle molteplici capacità.
Secondo Placido, il teatro oggi necessita di una rinascita, di un ritorno alla sua funzione sociale: una visione che affonda le radici nelle esperienze delle rivoluzioni teatrali del passato, come quelle di Vittorio Gassman. Tuttavia, egli lamenta il conformismo dilagante e la mancanza di ricambio generazionale, un punto su cui riflette mentre lavora con giovani studenti, condividendo il suo sapere e ricevendo da loro nuove energie.
Nonostante le nuove sfide, a 78 anni, Michele Placido continua a credere profondamente nel teatro, spingendo per una maggiore accessibilità e cercando di ridurre le barriere che separano il pubblico dai palcoscenici. Trovare un equilibrio tra rigore e apertura, non solo nelle esibizioni ma anche nella fruizione delle opere, è fondamentale per rivitalizzare un’arte che ha ancora moltissimo da dare. La sua visione è quella di un teatro che continua a evolversi, mantenendo vivo il sogno e la potenza dell’utopia creativa.