Nancy Brilli torna sul palcoscenico con il suo ultimo lavoro, “L’ebreo” di Gianni Clementi, una commedia nera ispirata dalle leggi razziali italiane del 1938. È un’opera che esplora temi complessi e personaggi altrettanto intricati, tra cui spicca Immacolata, una donna lontana dal significato del suo nome. La regia di Pierluigi Iorio guida lo spettacolo al Teatro dei Rinnovati di Siena sotto l’occhio vigile di Vincenzo Bocciarelli, direttore artistico della struttura.

La trama si snoda a partire dall’introduzione delle leggi razziali, quando gli ebrei di Roma si trovano costretti a salvaguardare i loro beni intestandoli a prestanomi fidati. Marcello ed Immacolata Consalvi, interpretati da Fabio Bussotti e Nancy Brilli, si ritrovano inaspettatamente agiati dopo l’arresto e la deportazione dei proprietari ebrei. Tuttavia, il ritorno del legittimo proprietario mette in crisi la loro nuova vita. Immacolata si rivela spietata, pronta a tutto pur di mantenere i privilegi acquisiti, tanto da progettare addirittura un omicidio.

Nancy Brilli ha affrontato con entusiasmo il ruolo di Immacolata, un personaggio distante dalla sua natura, ma che offre sfide stimolanti. L’attrice ha trovato ripugnante il linguaggio di Immacolata, ma ha riconosciuto la coerenza con il personaggio e ha accolto la possibilità di interpretare una figura così diversa da sé.

Nella sua carriera, Brilli si è misurata con ruoli altrettanto variegati, dimostrando una versatilità notevole. La sua interpretazione di un’obesa nella miniserie “Caterina e le sue figlie” l’ha aiutata a comprendere meglio la discriminazione subita dalle persone in sovrappeso, fornendole un ulteriore livello di consapevolezza.

Nonostante la sua bellezza evidente, l’attrice ha rivelato che durante l’infanzia si sentiva un brutto anatroccolo, complici esperienze familiari difficili, come la perdita precoce della madre e una nonna poco affettuosa. Questi traumi giovanili hanno contribuito a un’iniziale mancanza di autostima, culminata in comportamenti autolesionisti durante l’adolescenza.

Brilli ha portato in scena anche la sua visione sui vizi capitali attraverso lo spettacolo “Sette”. Ammette di riconoscersi nel vizio dell’accidia, descrivendo una pigrizia che sembra contraddire la sua natura iperattiva. Ha, invece, abbandonato l’ira che un tempo la caratterizzava, mentre avarizia e superbia non le appartengono. Anche la lussuria trova spazio, seppur a fasi alterne.

Tra i suoi pregi, Nancy Brilli sottolinea l’impegno verso le donne vittime di violenza. Non dimentica l’episodio in cui intervenne a difesa di un’amica, dimostrando il suo coraggio e la sua determinazione nel contrastare ogni forma di abuso, anche a rischio di mettersi in pericolo.

La sua esperienza nel teatro e nella vita testimonia una donna forte, capace di esplorare ogni sfumatura dell’animo umano, sia attraverso i personaggi che interpreta, sia attraverso le lotte quotidiane a favore degli altri.

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