Paolo Fresu, celebre trombettista sardo, ha trasformato le critiche ricevute dai suoi detrattori in musica, dimostrando che anche gli insulti possono essere fonte di ispirazione artistica. Nato a Berchidda 63 anni fa, figlio di un pastore, ha iniziato il suo percorso musicale al Conservatorio di Sassari, dove non fu esente da difficoltà, ricevendo un voto non soddisfacente. Fresu non si arrese e si trasferì a Cagliari per studiare sotto la guida di Enzo Morandini. Da quel momento la sua carriera ha preso il volo, portandolo a fondare l’etichetta Tuk Music e a istituire il festival Time in Jazz, che dal 1988 richiama musicisti internazionali in Sardegna.
Vive tra Bologna, Parigi e la Sardegna, ma considera la sua vera casa quella in collina a Bologna, dove vive con la famiglia. Tuttavia, il suo cuore rimane legato alla Sardegna, in particolare a Berchidda, che rappresenta per lui un rifugio dell’anima. Anche se non nato in una famiglia marinara, Fresu ama il mare dell’isola, preferendo luoghi come Cala Banana e il mare di Alghero.
Le sue abitazioni, curate e accoglienti, hanno tutte in comune la presenza di un pianoforte e di alcuni dischi e libri, tra cui “Kind of Blue” di Miles Davis e “Ballads” di John Coltrane. Il suo primo importante viaggio fu in India nel 1984, un’esperienza difficile ma formativa. Ad Haiti, invece, ha vissuto un’esperienza toccante con la Fondazione Rava e Paola Turci, che lo ha spinto ad adottare una bambina a distanza.
Convinto sostenitore delle sue idee politiche, Fresu non ha mai nascosto il suo impegno per la sinistra. Nel 2007 fu scelto da Walter Veltroni come coordinatore del Pd in Sardegna e, in un evento a Nuoro, fece un discorso accompagnato dall’inconfondibile suono della sua tromba. Nel 2017, il suo gesto di digiunare per lo ius soli gli valse numerosi attacchi, trasformati poi in musica con un disco i cui titoli sono tratti dagli errori dei suoi detrattori.
Il suo rapporto con la politica continua a essere attivo e aperto, e non esclude di offrire il suo contributo se richiesto. Quanto alla governatrice Alessandra Todde, la ritiene una figura positiva, soprattutto per la sua apertura all’ascolto.
Infine, il ricordo di suo padre è ancora molto presente: un uomo che non perdeva un’edizione del Time in Jazz e che, in occasione della sua prima casa sull’Appennino, scherzava con orgoglio sulla quantità di alberi posseduti dal figlio. Un legame familiare forte e sentito, che si intreccia con la passione per la musica e l’attaccamento alla terra d’origine.