Roberto De Simone è stato un compositore e musicologo di straordinaria importanza, ispirato da figure come Paolo VI, Che Guevara, Pasolini e la mafia. Grande studioso delle tradizioni musicali del ‘600 e ‘700, contribuì in maniera fondamentale alla “Pergolesi Renaissance”. La sua eloquenza era rinomata, nonostante la bocca quasi completamente priva di denti; egli accettava questa caratteristica senza imbarazzo.
Figlio di un suggeritore teatrale e di una madre che si dedicava al commercio clandestino di sapone, De Simone proveniva da un contesto popolare. Nel soggiorno della sua casa, una foto in bianco e nero della sorella di suo nonno, Olimpia, testimoniava un legame con il mondo dell’arte e del mistero. Questa donna era una medium e attrice, con ferventi simpatie bolsceviche.
L’opera più famosa di De Simone, “La Gatta Cenerentola”, debuttò al Festival di Spoleto nel 1976, diventando subito un successo internazionale. Intellettuale immerso tra realismo e simbolismo, studiò pianoforte con la cugina e si iscrisse al Conservatorio di San Pietro a Majella nel 1944. Pur avendo inizialmente perseguito una carriera da concertista, alla fine scelse di dedicarsi a diverse espressioni artistiche in ambito musicale e teatrale.
La casa di De Simone a Napoli, adornata da un presepe settecentesco esposto tutto l’anno, rappresentava una sintesi tra arte e religiosità popolare. Amava raccontare il suo presepe con lo stesso entusiasmo di Eduardo De Filippo, definendolo una rappresentazione sacra e simbolica della tradizione napoletana.
Nonostante l’ostilità incontrata sia da destra che da sinistra, De Simone rimase saldamente legato a Napoli, una città che trovava difficile ma dalla quale non si allontanò mai. Criticò aspramente l’acustica del teatro San Carlo, attirandosi così alcune inimicizie, e si vantava del fatto che “La Gatta Cenerentola” fosse stata finanziata dalla Regione Emilia Romagna anziché dalla Campania.
Il suo approccio musicale metteva al centro la vocalità, unendo tradizioni settecentesche e fusioni novecentesche. Era un uomo d’arte che respingeva favori e incarichi, desiderando invece trasmettere la cultura popolare nella sua autenticità. De Simone si adoperò per far rivivere la musica popolare, rileggendo antichi documenti con uno spirito moderno.
Un uomo senza eredi artistici che non ha mai tradito i suoi ideali, De Simone rimane una figura amata dal pubblico, orgoglioso della sua coerenza e indipendenza. Maestri e visionari come lui continuano a ispirare riflessioni sulla profonda interazione tra la musica, la società e la cultura.