Con l’inizio del 75° Festival di Sanremo, l’audio si interrompe per una ventina di secondi: non certo un avvio con il piede giusto. Questo evento segna l’inizio dell’era sovranista, ma potrebbe anche rappresentare la sua conclusione, visto che il Tar della Liguria ha dichiarato l’assegnazione diretta alla Rai illegittima, domandando l’organizzazione di una gara. In un futuro incerto, il Festival potrebbe addirittura assumere il nome di Festival di Hobbiville, dimora di Frodo. Sebbene sia arduo immaginare Carlo Conti come il Signore degli Anelli, egli potrebbe essere il Signore dei Tinelli, mantenendo comunque una posizione antifascista.
La conduzione di Conti appare nella norma: arriva, svolge il suo lavoro, talvolta senza lasciare particolari impressioni. Lo stesso discorso vale per la co-conduzione e l’impressione di familiarità data da Gerry Scotti e Antonella Clerici, che rievoca una tipica televisione pomeridiana casalinga. Mancano i monologhi e si respira il talequalismo nella tv, mentre il pubblico, dotato di braccialetto elettronico come ai concerti dei Coldplay, assiste alla manifestazione. Il caro, vecchio Ariston è stato rinnovato da Riccardo Bocchini in chiave tecnologica, sostituendo le iconiche scenografie di Gaetano Castelli, senza però abbandonare le scalinate che danno profondità al palco.
Sanremo è uno degli appuntamenti più longevi della televisione italiana e, grazie a questa continuità, è divenuto un evento imperdibile, sia per tradizione che per l’allegria di facciata. Grazie anche ai social network, lo spettacolo ha trovato nuovo seguito tra i giovani, che interagiscono tramite commenti online, streaming e fruizione mirata ai loro gusti musicali. TikTok e Instagram si trasformano in palcoscenici alternativi, dove i brani si scompongono in tendenze virali. Il Festival avanza accumulando contenuti, ritenendo che aumentare sia più efficace che ridurre, all’insegna della co-conduzione ecumenica e della pace, con inserimenti come il videomessaggio di papa Francesco per soddisfare un’ampia gamma di pubblico.
Sanremo, presentato in modo enfatico nei giorni precedenti dal Tg1, ricorda una festa aziendale o una “convention ad includendum”. Critiche sulla scrittura e sulla regia di Pagnussat sono rare, poiché l’affollamento di cantanti sembra essere una scelta per ridurre lo sforzo richiesto nelle parti di spettacolo, che sono tra le più difficili da curare senza personaggi come Fiorello. Lo show scorre rapidamente, con una sequenza di canzoni essenziale nella presentazione. Il momento più atteso della serata è quello di Jovanotti, che porta il massimo dell’energia. In caso di insuccesso, il prossimo Festival, indipendentemente da dove si terrà, potrebbe affidarsi all’Intelligenza Artificiale con la conduzione di Guido Crosetto.