Nel film “A Complete Unknown” diretto da James Mangold, Timothée Chalamet veste i panni del leggendario Bob Dylan, icona degli adolescenti. Chalamet ha intrapreso un viaggio di oltre sessant’anni nel tempo, alla scoperta delle orme lasciate da Dylan nella New York degli anni ’60, quando l’artista era ancora un giovane menestrello folk, alla ricerca della sua strada prima di diventare una leggenda musicale.
L’attore ha visitato la casa d’infanzia di Dylan e, sebbene non abbia avuto l’opportunità di incontrarlo personalmente, ha ricevuto il suo apprezzamento. In caso di un incontro futuro, Chalamet è certo che si limiterebbe a ringraziarlo. Non era particolarmente esperto della discografia di Dylan, ma conosceva “Blowin’ in the Wind”, profondamente intrecciata con la cultura americana. Avendo avuto cinque anni a disposizione per prepararsi, a causa della pandemia, l’attore ha imparato a suonare la chitarra e l’armonica. Ha anche perfezionato la sua camminata, imitando la postura caratteristica con la testa incassata nelle spalle di Dylan.
Il progetto si è concentrato sulla ricostruzione dell’atmosfera vibrante del West Village, cercando di cogliere un tono di autenticità, evitando un’omaggio ciecamente acritico. Dylan, in quel tempo, era un giovane che ancora non sapeva che avrebbe lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica. Nonostante il suo rifiuto di voler incarnare il simbolo di un’epoca, ha sempre cercato di rimanere fedele a se stesso, difendendo la propria visione artistica.
Chalamet, apprezzato da giovani fan e applaudito da artisti come Neil Young, scherza sulla possibilità di ricevere applausi anche in Italia, forse da Francesco Totti. Sullo sfondo, le tensioni politiche dell’epoca, minacciate dalla guerra nucleare tra Cuba e la Russia, calano un velo di sfida e cambiamento.
Secondo il regista James Mangold, in quel periodo la comunicazione passava attraverso la musica e le persone desideravano essere sorprese, mentre oggi sembrano voler evitare sfide, vivendo sotto un’apatia generalizzata. Il film esplora anche il rapporto complesso tra Dylan e Joan Baez: un legame di complicità, ma anche di tensione. Baez rimane ancorata alla giustizia sociale con la sua voce suadente, mentre Dylan continuava ad andare oltre, rompendo gli schemi al festival folk di Newport del 1965 con una svolta musicale elettrica che divise il pubblico.
L’evento culminante si può risentire nel cd live e ora ne viene reso omaggio nel film, che attraverso la narrazione cinematografica ripropone l’episodio in cui Johnny Cash incoraggia Dylan a non temere di osare sul palco. L’intensità di questo racconto cinematografico continua a intrigare, riportando alla memoria un momento cruciale nella carriera di Bob Dylan.