La competizione canora del Festival di Sanremo accende finalmente le serate con un imprevisto lampo di freschezza. Dopo alcuni appuntamenti contrassegnati da prevedibilità, compare un “piccolo diavolo” che riesce a sollevare il livello della leggerezza. In particolare, anche un Roberto Benigni che si limita al minimo indispensabile riesce a dare una scossa benefica allo spettacolo in corso.
Tra i momenti più intensi della finale, si può identificare la performance di Rose, il cui coinvolgimento è palpabile, e Chiello risponde con altrettanta passione. Un vero grattacapo per chi li segue sul palco. La quarta serata sottolinea una classifica delle migliori cover che rende tangibile il clima competitivo.
Simone Cristicchi prova nuovamente ad affascinare con un capolavoro performato insieme alla compagna Amara. Tuttavia, non mancano le esibizioni meno riuscite: un’esecuzione priva di particolari emozioni, probabilmente dimenticata in un istante.
Tra gli ospiti, la comica Geppi Cucciari risalta con il suo umorismo fulminante e la sua capacità di adattarsi al contesto, conquistando il pubblico grazie alla sua ironia schietta. Fuoriclasse nel suo genere, dimostra ancora una volta la sua maestria nella conferenza stampa.
Nelle interpretazioni più suggestive, Arisa emerge grazie alla sua innegabile potenza vocale, esplorando percorsi che per molti rimangono impervi. Accanto a lei, Irama crea un’atmosfera impreziosita dalle note avvolgenti dei violoncelli.
Non tutte le performance riescono a brillare: alcuni duetti lasciano un po’ a desiderare. La sintonia tra le voci non sempre trova il giusto equilibrio, e alcuni arrangiamenti non riescono a sopperire a tali mancanze.
Tuttavia, c’è spazio per momenti di bellezza pura, come il tributo omaggio di Marcella al fratello con un brano scritto per Celentano, mostrando un’emozione condivisa tra pochi intimi.
Altri artisti scelgono strade già collaudate o prendono spunto da altre opere iconiche, ma non riescono sempre a raggiungere la vera essenza dell’originale. Alcune esibizioni sono una mistura di passato e presente, mentre altre sembrano non trovare una strada definita.
In cenni di comicità e musica, lo spettacolo regala anche un tocco di sana ironia. Geppi Cucciari, con le sue osservazioni pungenti e un bagaglio autoironico, alza il ritmo della serata, confermando il suo talento anche come co-conduttrice.
In conclusione, la serata migliore del Festival si delinea grazie a escamotage ben congegnati, performance intense e colpi di scena, regalando un’esperienza che finalmente soddisfa sia il pubblico in sala che quello a casa.