Il panorama che si gode dal terrazzo di casa a Napoli, con la città che si estende dal mare a Posillipo, rappresenta per Vincenzo Salemme una fonte di ispirazione e riflessione. Nonostante la permanenza di 18 anni in quell’appartamento, l’attore sostiene di non essere particolarmente attaccato alle cose materiali, anche se entrambe le sue abitazioni, quella napoletana e quella a Roma nel quartiere Prati, gli trasmettono un senso di appartenenza e piacere.

Quando si parla di preferenze tra Roma e Napoli, Salemme esprime fastidio per l’assolutezza richiesta ai napoletani. Nei confronti della “napoletanità” comune, come il caffè, la mozzarella, la pizza e Maradona, Salemme dice che rappresentano un pesante bagaglio non richiesto ad altri. Un attore romano può interpretare qualsiasi ruolo, mentre a un attore napoletano sembra sia consentito solo ritrarre personaggi della propria terra.

La sua infanzia a Bacoli, un paese affacciato sul mare della zona flegrea, è stata caratterizzata da serenità e gioia, grazie alla sua famiglia affettuosa e solidale. Salemme ricorda la madre che usava il cibo come mezzo di relazione, il padre avvocato e la nonna generosa. Con quattro fratelli, si considerava fortunato e ricorda di aver riflettuto, persino a 9 anni, sulla bellezza della vita.

Terminati gli studi presso il rinomato liceo Umberto I di Napoli, l’attore ha vissuto l’esperienza arricchente di far parte di un contesto di alto livello culturale, anche se si è sentito talvolta fuori posto tra gli studenti di città.

La sua storia sentimentale con la prima moglie Valeria è stata lunga, e dopo il termine di quella relazione, è entrata nella sua vita Albina. La separazione da Valeria è stata vissuta come un trauma, una sensazione simile a un omicidio emotivo, pur riconoscendo la necessità di andare avanti con sincerità e chiarezza.

Il dolore per la perdita di una figlia mai nata con Valeria lo ha accompagnato, ed è stato così forte da non permettergli di avere figli con Albina, che già era madre, per un senso di lealtà verso quella bimba mai avuta e mai battezzata con un nome. Salemme ha trovato conforto ed espressione a questo dolore attraverso la scrittura di una commedia.

Salemme ha sempre amato gli animali, avendo avuto cani di diverse razze e gatti che gli hanno fatto compagnia per anni. Tra i suoi ricordi, c‘è il cane Rocco, trovato in una vetrina e adottato immediatamente per il suo atteggiamento libero e ribelle.

Nel teatro, televisione e cinema, Salemme si è sempre mosso con naturalezza, indicando la regia come il suo vero amore professionale. Tuttavia, l’attore conserva esperienze memorabili in compagnia di amici e colleghi di lunga data, tra cui Nando Paone e Carlo Buccirosso. Un aneddoto curioso riguarda una rappresentazione a Vienna, dove, con sorpresa, riuscirono a far ridere anche un pubblico austriaco.

Parlando della sua carriera, il suo debutto con Eduardo De Filippo nel 1977 a Cinecittà è un ricordo vivissimo. L’incontro con il leggendario drammaturgo si è rivelato fondamentale e il consiglio di scrivere, scaturito da un commento di Eduardo, rappresenta per Salemme una sorta di benedizione per la sua attività creativa.

Proiettato verso nuove sfide, è impegnato a portare “Natale in casa Cupiello” in televisione, un progetto che considera la chiusura di un cerchio iniziato tanti anni fa. La trasmissione sarà una celebrazione di Eduardo e dei temi universali della sua opera attraverso il medium televisivo, raccogliendo uno dei tanti successi teatrali della sua fortunata carriera.

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