Le curve di San Siro, cuore pulsante del tifo organizzato di Inter e Milan, si sono rivelate epicentro di una vasta operazione condotta dalla Polizia e dalla Guardia di Finanza. All’alba di lunedì, 18 capi ultrà sono stati arrestati per associazione a delinquere, in un’indagine che getta luce su un mondo di estorsioni, violenze e legami con la criminalità organizzata. Le accuse vanno dalla gestione illegale dei biglietti e dei parcheggi intorno allo stadio a violente risse e operazioni di intestazione fittizia di beni. La curva nerazzurra è inoltre accusata di aver agevolato le attività della ‘ndrangheta, aggiungendo un ulteriore livello di gravità a una situazione già esplosiva.
La faida interna alla curva dell’Inter: potere, sangue e mafia
Le indagini si sono focalizzate su entrambe le tifoserie, ma è la curva Nord dell’Inter a emergere come epicentro di una complessa rete criminale. Al centro di tutto, l’omicidio di Antonio Bellocco, rampollo di una nota famiglia della ‘ndrangheta, avvenuto a Cernusco sul Naviglio. Bellocco è stato ucciso da Andrea Beretta, uno dei leader della curva interista, in seguito a un acceso confronto sulle spartizioni economiche all’interno del gruppo. Questo omicidio ha svelato un sistema che favoriva la cosca di San Ferdinando (Reggio Calabria) attraverso il controllo del traffico di biglietti, parcheggi e altre attività economiche legate allo stadio Meazza.
Le figure chiave della curva Nord, tra cui Beretta e il suo vice Marco Ferdico, sono state arrestate insieme ad altri membri di spicco, come Renato Bosetti e il pugile Matteo Norrito. La loro ascesa al potere è stata segnata da una brutale lotta interna, culminata con l’assassinio di Vittorio Boiocchi nel 2022, altro capo storico della curva, freddato a colpi di pistola sotto casa sua. L’omicidio, secondo gli investigatori, è stato il risultato di dissidi interni per il controllo degli affari della curva, che ormai non era più solo un luogo di tifo, ma un vero e proprio centro di potere economico e criminale.
La guerra tra fazioni e il ruolo della ‘ndrangheta
L’omicidio di Bellocco e la faida per il controllo della curva Nord rappresentano solo la punta dell’iceberg. Negli ultimi anni, l’infiltrazione della ‘ndrangheta ha reso la curva nerazzurra un territorio di conquista per le cosche calabresi, interessate a gestire i profitti generati dalle attività illegali intorno allo stadio. La scarcerazione di Boiocchi nel 2018, dopo 26 anni di prigione, aveva riaperto antiche rivalità e creato nuove alleanze, che hanno portato a una crescente tensione tra i vari gruppi ultrà.
Tra i protagonisti di questa lotta intestina ci sono stati anche gli “Irriducibili”, storica fazione di estrema destra guidata da Domenico Bosa, detto “Mimmo Hammer”. Gli Irriducibili sono stati progressivamente esclusi dal potere con l’ascesa del triunvirato formato da Beretta, Ferdico e Bellocco. Tuttavia, i continui scontri tra fazioni hanno lasciato dietro di sé una scia di violenza che ha segnato profondamente la curva nerazzurra, trasformandola in un campo di battaglia tra criminalità e ultras.
La curva del Milan: violenza e criminalità senza legami mafiosi
Anche la curva Sud del Milan è stata coinvolta nell’indagine, sebbene qui non vi sia il legame diretto con la mafia che caratterizza il caso interista. Gli ultrà rossoneri sono accusati di aver formato un’altra associazione a delinquere, prevalentemente legata a episodi di violenza e scontri tra tifoserie. Tra gli arrestati spiccano Luca Lucci, leader storico della curva, noto anche per una celebre foto con Matteo Salvini del 2018, e suo fratello Francesco Lucci.
Luca Lucci, già noto per precedenti legati a traffico di droga e aggressioni violente (tra cui un episodio che costò un occhio a un tifoso avversario), era recentemente tornato allo stadio dopo una serie di condanne e provvedimenti restrittivi. Anche in questo caso, gli arresti hanno colpito figure di spicco del gruppo, come Christian Rosiello e Islam Hagag, bodyguard del cantante Fedez e coinvolti in violenti pestaggi, tra cui quello ai danni del personal trainer Cristian Iovino. Il coinvolgimento di personaggi del mondo dello spettacolo ha dato ulteriore eco mediatica alla vicenda.
La risposta delle istituzioni
L’operazione, frutto di mesi di indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, dalla squadra mobile e dalla Guardia di Finanza, ha portato a un importante smantellamento delle strutture di comando delle curve di Inter e Milan. Per le ore 11.30 di lunedì, il procuratore di Milano, Marcello Viola, ha convocato una conferenza stampa per fare il punto sulla situazione, alla presenza del procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e di alti dirigenti delle forze dell’ordine.
Questa operazione rappresenta un passo cruciale nella lotta contro la criminalità organizzata che, sfruttando il mondo del calcio, ha trovato nuove vie per affermare il proprio potere economico e sociale. Tuttavia, le indagini sono ancora in corso e restano molte le questioni aperte, tra cui il possibile legame tra l’omicidio di Boiocchi e le dinamiche interne alla curva interista.
Conclusioni: le curve come terreno fertile per la criminalità
L’inchiesta sulle curve di San Siro ha svelato una realtà inquietante: dietro l’apparente passione calcistica si nascondeva un sistema criminale ben organizzato, in cui gli ultrà non erano solo tifosi, ma anche uomini d’affari senza scrupoli. Le curve di Inter e Milan, per anni considerate santuari di tifo sfrenato, sono diventate terreno di conquista per la malavita, trasformando lo stadio in un luogo di controllo economico e potere violento.
Questa operazione potrebbe rappresentare un punto di svolta nella gestione del tifo organizzato in Italia, ponendo finalmente fine a un sistema che, per troppo tempo, ha prosperato all’ombra del calcio.
Ma davvero?? Io che pensavo fossero solo appassionati di calcio! Ci vuole sempre la violenza e la mafia, che schifo.