Il termine giapponese “Hibakujumoku” designa una categoria specifica di alberi che hanno affrontato l’immane catastrofe dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki il 6 agosto 1945. Questo termine è unione di “hibaku”, che indica l’esposizione a radiazioni nucleari, e “jumoku”, che si riferisce a un albero o un bosco. Questi alberi, sebbene siano stati sottoposti a condizioni estremamente ostili, sono sopravvissuti o hanno rigermogliato, dimostrando un’incredibile capacità di resistenza che solo la natura può spiegare. Un esempio particolarmente emblematico è un maestoso ciliegio collocato accanto al memoriale di Hiroshima, che con i suoi rami rigogliosi rappresenta simbolicamente la resilienza e offre un messaggio di speranza.

Gli Hibakujumoku sono localizzati entro un raggio di 2 chilometri dal punto dell’esplosione, e nel complesso, oltrepassano i 160 esemplari, distribuiti in più di 30 specie, ognuna identificata da un preciso contrassegno. Questi alberi non sono soltanto simboli di sopravvivenza, ma vengono anche onorati ogni anno durante le commemorazioni del 6 agosto a Hiroshima, prestando ancora più valore alla loro eredità.

La Green Legacy Hiroshima (GLH) è un’iniziativa internazionale impegnata nel diffondere i semi di questi alberi in tutto il globo, promuovendo la nascita di nuove piantagioni come ambasciatori di pace. In Italia, tale iniziativa è sostenuta da PEFC Italia e dall’Associazione Mondo senza Guerre e senza Violenza-Biodiversità Nonviolenta. I semi vengono coltivati nell’orto botanico di Perugia, prima di essere destinati a scuole o altre istituzioni impegnate in progetti di pace ed inclusione sociale. Questa attività ha portato alla piantumazione di 49 Hibakujumoku sul territorio italiano, fino ad oggi.

Questi alberi, sparsi nel mondo, incarnano la memoria storica e la forza di una resistenza unica, continuando a essere testimoni di una tragedia che non deve essere dimenticata. Accanto a loro, l’organizzazione Nihon Hidankyo, formata dai sopravvissuti alle bombe atomiche, chiamati Hibakusha, continua il suo impegno nel promuovere la consapevolezza dei rischi delle armi nucleari, avendo anche ricevuto il Premio Nobel per la Pace a Oslo.

In Italia, diverse città hanno accolto questi “Alberi della Pace”, tra cui Parma, Perugia, Bologna, Roma, Modena e Venezia, solo per citarne alcune. Questa diffusione è parte di un’ampia rete di memoria e resistenza che promette di perdurare nel tempo. Grazie agli Hibakujumoku, anche quando gli Hibakusha non saranno più in grado di raccontare le proprie esperienze, la loro storia e il loro messaggio continueranno a vivere e a diffondersi, mantenuti in vita dalla robustezza degli alberi stessi.

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