Per il viaggiatore c’è sempre un posto, c’è sempre un treno, c’e sempre un pasto. Lui passa da un panorama mai visto ad una piazza mai visitata. Il viaggiatore non parla quasi mai, al massimo saluta. Nelle stazioni basta uno sguardo per riconoscersi, un cenno per dirsi addio.
Il viaggiatore si muove lento, non conosce la fretta. Il viaggiatore ignora le crisi, non sa cos’è la politica, non è turbato da quello che turba altri, non è adirato, non è violento; il mondo lo guarda dietro il vetro di un finestrino, dallo schermo di una fotocamera, dalla stanza di un albergo. Non ha una donna, ma solo tanti sogni. Cerca un posto asciutto quando piove, uno isolato per scrivere, un letto per dormire, un treno da prendere. La sera i suoi piedi sono doloranti, i muscoli provati, le vene delle mani gonfie, ma il cuore è sereno; anche oggi ha avuto qualcosa da dire.
Il suo sguardo si ferma dove nessuno fa caso, la sua attenzione è colpita da qualcosa a cui nessuno pensa. Questo è il suo spazio, il suo mondo, qui non ci sono rivali, non ci sono pretendenti.
Per il viaggiatore non esiste il tempo, per lui il passato e il futuro è solamente presente.
Non lascia e non è lasciato, non cerca e non trova, lui viaggia, lui è lo straniero.