Un vulcano situato nelle vicinanze della capitale dell’Islanda, Reykjavik, ha eruttato nuovamente mercoledì notte, segnando la sua decima manifestazione negli ultimi tre anni. L’ufficio meteorologico islandese ha documentato il fenomeno, caratterizzato da spettacolari fontane di lava e colonne di fumo. Fortunatamente, l’eruzione non ha provocato disagi al traffico aereo né danneggiato le infrastrutture circostanti.

L’Islanda, ospite di circa 400.000 residenti, si colloca sulla linea di faglia tra le placche tettoniche eurasiatica e nordamericana. Questo posizionamento geologico la rende una delle aree più sismicamente attive al mondo, nonché ricca di fenomeni geotermali come geyser, sorgenti termali e, ovviamente, vulcani.

Circa 45 minuti prima che una vasta frattura di tre chilometri di lunghezza nel terreno si aprisse a seguito della pressione del magma, erano già state rilevate le prime avvisaglie dell’eruzione. Le autorità locali erano già in stato d’allerta dopo precedenti avvisi riguardanti possibili attività vulcaniche nella penisola di Reykjanes, a una trentina di chilometri dalla capitale, ma non era stato notato un aumento sismico rilevante nelle settimane precedenti.

Nonostante la spettacolarità dell’evento, è stato valutato che l’eruzione fosse di minore intensità rispetto a quelle passate, senza significative emissioni di cenere che potessero interferire con i voli. Tuttavia, come misura precauzionale, aree come la rinomata spa geotermica Blue Lagoon sono state temporaneamente evacuate. Qui la lava ha invaso completamente il parcheggio della struttura, frequentata ogni anno da circa un milione di turisti. Per proteggere il centro termale, esperti hanno eretto dighe e trincee, operando anche durante l’eruzione per rafforzare le difese.

Il villaggio di Grindavik, in passato già evacuato per minacce di colate laviche, è rimasto in gran parte abbandonato. Circa 50 abitazioni sono state nuovamente sgomberate dopo questo recente evento. I sistemi geologici della regione, dormienti per 800 anni, si sono riattivati nel 2021, registrando un aumento delle eruzioni. Sei di queste si sono verificate solo nel 2024.

Gli scienziati suggeriscono che il fenomeno potrebbe proseguire sulla penisola di Reykjanes con eruzioni ripetute per decenni, se non addirittura per secoli.

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