Un altro caso di negazione della realtà

La difesa da parte dei magistrati, del proprio status quo. Si profila come un ennesimo caso di negazione della realtà. Fa leva su quel vizio italico, di credere che gli asini volano. Un vizio i cui effetti vediamo plasticamente, quando politologi e opinionisti vari; si arrampicano sugli specchi nel sostenere posizioni, pressoché identiche a quelle della propaganda di Mosca.

Secondo i magistrati una riforma va fatta, ma solo perché sarebbe insostenibile il contrario; visto che sull’opportunità di una riforma fanno pressione sia l’Unione Europea che il presidente della Repubblica. Ma non si capisce bene quale riforma, secondo loro, va fatta. Ad Agni proposta di riforma, assistiamo ad una levata di scudi da parte della magistratura.

Proprio su questa levata di scudi, scatta la negazione della realtà. La tattica è chiara, dire che il problema è un altro, rispetto a quello che si propone di riformare. Quello che si vuole riformare funziona bene così com’è. Il noto benaltrismo.

Altro mantra ripetuto dai magistrati è che non bisogna avere “intenti punitivi”. Che la magistratura a fatto dei sacrifici ecc. Il pietismo.

Ma sopratutto negare che ci siano attualmente grandi problemi. O almeno ridimensionarli. Che le correnti sono una bufala, che non c’è nessuna politicizzazione. Che un magistrato può benissimo fare politica per un partito, e tornare ad essere imparziale, una volta finito l’incarico politico. E perché no, magari portare avanti le due cose parallelamente. La mattina fare il magistrato imparziale, e il pomeriggio il militante di partito.

Non importa se nel farlo bisogna negare la realtà. Gli italiani saranno ben disposti a credere che gli asini volano, se li si spaventa con qualche potenziale emergenza democratica o cosa similare.

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